mercoledì 29 ottobre 2014

L'articolo determinativo in napoletano

L'articolo, in napoletano come in italiano, può essere determinativo o indeterminativo. 

Gli articoli determinativi in napoletano sono i seguenti:
  • singolare
  • singolare maschile:  'o  e  ll'  (il, lo)
  • singolare femminile: 'a  e  ll'  (la)
Si usano 'o e 'a se la parola che segue inizia per consonante, e ll' se la parola che segue inizia per vocale.

Alcuni esempi: 

  • 'o lietto (il letto)
  • 'a casa (la casa)
  • ll'aniello (l'anello)
  • ll'anema (l'uomo)


  • plurale
  • maschile: 'e  e  ll'  (i, gli) 
  • femminile. 'e  e  ll'  (le) 
Si usa 'e se la parola che segue inizia per consonante, e ll' se la parola che segue inizia per vocale.

Alcuni esempi: 

  • 'e bicchieri (i bicchieri)
  • 'e foglie (le foglie)
  • ll'anielle (gli anelli)
  • ll'aneme (le anime)










domenica 19 ottobre 2014

"vorrei" in napoletano

In napoletano la manifestazione di un desiderio viene espressa dal verbo vulé' coniugato al modo condizionale. 
Vediamo dunque come si coniuga in maniera canonica tale verbo
:










Un tipico esempio ci è offerto dalla nota canzone di Vincenzo Russo "Io te vurrìa vasa'" (io ti vorrei baciare).
Ciò nonostante bisogna prendere atto del fatto che ormai l'uso del condizionale in napoletano è considerato desueto e al suo posto viene preferito il congiuntivo nei tempi imperfetto e trapassato:











  • Vulésse partì' dimane (vorrei partire domani)
  • Vulìsse nu cafè? (vorresti un caffè)
  • Antonio vulésse che 'o frate pazziàsse cu isso (Antonio vorrebbe che suo fratello giocasse con lui)




giovedì 16 ottobre 2014

la preposizione "in" in napoletano

La preposizione in (in) non dà luogo a preposizioni articolate ma se necessario viene sostituita da locuzione prepositiva dint' 'a o int' 'a (dentro a). Alcuni esempi:


  • Miette 'o vino dint' 'a butteglia (metti il vino nella bottiglia)
  • Hê visto ll'aucielluzzo dint' 'a caiola? (hai visto l'uccellino nella gabbia)

Quando si trova davanti a parola che inizia con consonante, la preposizione in viene assorbita e perde la i:
  • So' caduto nterra (sono caduto a terra)
  • Quanta stelle se vedeno ncielo stanotte! (quante stelle si vedono in cielo stanotte)

Altre volte si trasforma in m per esigenze ortografiche:
  • Mponta (in punta)
  • Mparaviso (in paradiso)

Rimane inalterata dinanzi a parole che iniziano con vocale e dinanzi a nomi geografici:
  • Ce so' juto in aereo (ci sono andato in aereo)
  • Ll'anno passato so' juto in Spagna (l'anno scorso sono andato in Spagna)




martedì 14 ottobre 2014

"c'è" e "ci sono" in napoletano

In napoletano "c'è" e "ci sono" si traducono con il verbo stà'. Vediamo alcuni esempi:
  • Ce sta poco 'a fa' (c'è poco da fare)
  • Ce stanno duje aucielluzzi fora a 'o balcone (ci sono due uccellini fuori al balcone)
  • 'A là ce sta pateto che t'aspetta (di là c'è tuo padre che ti aspetta)

Vediamo come si declinano queste espressioni nel tempo passato e futuro:
  • Ce steveno pure lloro a'a festa (c'erano pure loro alla festa)
  • Ce stette nu temporale 'a semmana passata (ci fu un temporale la settimana scorsa)
  • Ce starrà pure isso dimane (ci sarà pure lui domani)




 

domenica 12 ottobre 2014

"dove" in napoletano

L'avverbio italiano "dove" si traduce in napoletano con "dó"
 

Tale avverbio può svolgere funzione relativa o interrogativa. In entrambi i casi introduce il complemento di luogo e viene preceduto da una preposizione diversa a seconda che esprima uno 'stato in luogo', un 'moto a luogo', un 'moto da luogo' o un 'moto per luogo'. 
 

Nel complemento di stato in luogo ed in quello di moto a luogo, è preceduto dalla preposizione a (a) con la quale si fonde componendo la nota forma: addó. 

  • 'A casa addó viveno 'e nonni tuoje è piccerella (la casa dove vivono i tuoi nonni è piccola) 
  • Addó sta 'a stazione? (dov'è la stazione) 
  • Addó vaje dimane? (dove vai domani)
  • Addó arriva chillu treno? (dove arriva quel treno)

Nel complemento di moto da luogo è preceduto dalla preposizione 'a (da) componendo la forma: 'a dó.
  • 'A dó vieni? (da dove vieni)
  • 'A dó l'hê pigliato? (da dove l'hai preso)


Nel complemento di moto per luogo è preceduto dalla preposizione pe (per) componendo la forma: pe dó.
  • Pe dó sì passato? (per dove sei passato)



 

mercoledì 8 ottobre 2014

verbo "essere" in napoletano


Vediamo le coniugazioni nei tempi del modo indicativo del verbo essere in napoletano:




 Il verbo napoletano essere traduce l'italiano essere solo nel caso in cui esprima un predicato nominale:


  • Io songo napulitano (io sono napoletano)
  • Chillu guaglione è fratemo (quel ragazzo è mio fratello)


Mentre per esprimere il verbo "essere" sotto forma di predicato verbale con senso di "trovarsi", "esistere", si usa stà' (stare):


  • Quanno m'ha chiammato stevo a'a casa (quando mi ha chiamato ero a casa)
  • A stu mumento stongo a Napule (in questo momento sono a Napoli)


Vediamo dunque le coniugazioni nei tempi del modo indicativo del verbo stà' in napoletano:











Si noti come spesso in napoletano (come in spagnolo con "ser" e "estar") vi sia una distinzione tra l'uso di essere stà':
  • per le cose, per le caratteristiche, per le situazioni permanenti si usa essere
  • per le cose, per le caratteristiche, per le situazioni temporanee si usa stà'

  Per esempio:
  • con essere
    • 'a casa è bellella (la casa è graziosa)
    • 'o divano è russo (il divano è rosso)
    • 'o guaglione è sicco (il ragazzo è magro - caratteristica permamente, è sempre stato magro)
  • con stà'
    • io stongo a'a terza fila (io sono alla terza fila)
    • fratemo sta a Salierno (mio fratello è a Salerno) 
    • 'o guaglione sta sicco ultimamente (il ragazzo è magro ultimamente - caratteristica temporanea) 

Pur essendo una condizione temporanea fa eccezione l'attribuzione di contentezza:
  • (sto') so' cuntento 'e te vedé' (sono contento di vederti)





saluti in napoletano

I saluti in napoletano, come in molte altre lingue, cambiano a seconda del grado di conoscenza della persona che si saluta. Quelli formali sono molto simili ai corrispettivi usati in italiano:


  • Bongiorno o bonajurnata (buongiorno, buona giornata)
  • Bonasera o bonaserata (buonasera, buona serata) 
  • Bonanotte o bona nuttata (buonanotte)


Mentre i primi due vengono usati sia per salutarci quando ci si incontra che quanco ci si congeda, il terzo è usato solo quando ci si lascia, per augurarsi la buona notte.

I modi informali sono due, uno derivato dall'italiano, l'altro da un verbo napoletano:


  • Cia' (ciao) 
  • Ué / gué' ué ué (ciao)

Per congedarsi esistono più modi di salutarsi:


  • Statte bbuono / stateve bbuono (stammi bene / mi stia bene o statemi bene)
  • Ce vedimmo (ci vediamo, arrivederci)
  • Cia' cia' (ciao) 



lunedì 6 ottobre 2014

Benvenuti

“Parla bbuono!”
Quante volte da bambini vi siete sentiti dire questa frase perché osavate utilizzare la lingua proibita: il napoletano.
“Parla bbuono” è una frase abitualmente usata dai genitori, nel sud Italia, come monito rivolto ai bambini per spingerli ad esprimersi in un'altra lingua, l'italiano, considerata più nobile, più decente, attribuendo invece al napoletano la connotazione di lingua triviale, sgraziata, inadeguata.
Questo blog parte, non a caso, proprio da quel monito e ne rovescia il significato rivelandone uno più dignitoso: non c'è nulla di cui vergognarsi nel parlare una lingua anziché un'altra, mentre c'è di che imbarazzarsi nell'usarla male nel momento in cui non se ne conoscono le regole.
“Parla bbuono” intende dunque promuovere la conoscenza della Grammatica della Lingua Napoletana, spingendo ad abbandonare insensate approssimazioni fonetiche, inutili inflessioni volgari e grossolani errori di ortografia.
Impariamo dunque a parlare e soprattutto a scrivere un buon napoletano.
Parlàmmo bbuono!

PS: ringrazio Vittorio D'Uva per aver dato vita, con la sua nota creatività linguistica, al nome di questo blog.




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