Quante volte da
bambini vi siete sentiti dire questa frase perché osavate utilizzare
la lingua proibita: il napoletano.
“Parla bbuono” è una frase abitualmente usata dai genitori, nel sud Italia, come monito rivolto ai bambini per spingerli ad esprimersi in un'altra lingua, l'italiano, considerata più nobile, più decente, attribuendo invece al napoletano la connotazione di lingua triviale, sgraziata, inadeguata.
“Parla bbuono” è una frase abitualmente usata dai genitori, nel sud Italia, come monito rivolto ai bambini per spingerli ad esprimersi in un'altra lingua, l'italiano, considerata più nobile, più decente, attribuendo invece al napoletano la connotazione di lingua triviale, sgraziata, inadeguata.
Questo blog parte, non a caso, proprio
da quel monito e ne rovescia il significato rivelandone uno più
dignitoso: non c'è nulla di cui vergognarsi nel parlare una lingua
anziché un'altra, mentre c'è di che imbarazzarsi nell'usarla male
nel momento in cui non se ne conoscono le regole.
“Parla bbuono” intende dunque promuovere la conoscenza della Grammatica della Lingua Napoletana, spingendo ad abbandonare insensate approssimazioni fonetiche, inutili inflessioni volgari e grossolani errori di ortografia.
Impariamo dunque a parlare e soprattutto a scrivere un buon napoletano.
Parlàmmo bbuono!
PS: ringrazio Vittorio D'Uva per aver dato vita, con la sua nota creatività linguistica, al nome di questo blog.
“Parla bbuono” intende dunque promuovere la conoscenza della Grammatica della Lingua Napoletana, spingendo ad abbandonare insensate approssimazioni fonetiche, inutili inflessioni volgari e grossolani errori di ortografia.
Impariamo dunque a parlare e soprattutto a scrivere un buon napoletano.
Parlàmmo bbuono!
PS: ringrazio Vittorio D'Uva per aver dato vita, con la sua nota creatività linguistica, al nome di questo blog.